lunedì 30 ottobre 2017


Inquilino moroso, il ruolo dell’avvocato nel procedimento di sfratto
                           
Difficoltà economiche contingenti portano sempre più persone che vivono in una casa in affitto a non riuscire a far fronte con regolarità agli impegni contrattuali, cioè al pagamento del canone di locazione e delle spese condominiali a loro carico, diventando così inquilini morosi.
In questi casi, il proprietario della casa può far valere i propri diritti attivando il procedimento di sfratto, che ha regole e tempi ben precisi.

Quando è possibile l’azione di sfratto
Per procedere con un’azione di sfratto è necessario che l’inquilino abbia tardato nel pagamento, anche solo di una mensilità, oltre venti giorni rispetto alla scadenza concordata.
Se, al contrario, la morosità riguarda oneri accessori, cioè ad esempio le spese condominiali, l’azione di sfratto può essere avviata quando l’importo non pagato supera l’equivalente di due mensilità di affitto.

Il richiamo preliminare
Il proprietario, prima di procedere con l’azione di sfratto, può inviare un richiamo formale preliminare affinchè l’inquilino si metta in regola. I motivi del ritardo possono essere diversi, anche una semplice dimenticanza o situazione contingente, ragione per cui è nell’interesse di tutti chiarirsi prima di adire le vie legali.
Il conduttore, infatti, potrà comunque bloccare lo sfratto versando quanto dovuto prima dell’ordinanza di convalida dello sfratto stesso.

Il ruolo dell’avvocato
E’ evidente come, dal punto di vista del proprietario che vede leso il proprio diritto di incassare il canone di affitto, per intraprendere un procedimento di sfratto sia opportuno rivolgersi ad un consulente legale che sappia compiere i passi giusti nei tempi corretti.
Per quanto riguarda il conduttore intimato (inquilino), a livello consulenziale, egli può fare altrettanto, ma nella prima fase del giudizio, può stare in giudizio personalmente, senza l’assistenza di un avvocato, partecipare all’udienza, richiedere un termine per la sanatoria, opporsi alla convalida dello sfratto.
Ecco, l’assistenza di un difensore per le parti in causa sarà necessaria solo nell’eventuale fase che si apre a seguito della opposizione alla convalida dello sfratto.

Il giudizio diventa di merito
L’inquilino, infatti, potrà sostenere ragioni che giustifichino il proprio comportamento, come ad esempio lavori non compiuti dal proprietario per consentirgli di fruire pienamente della casa: le finestre non si chiudono bene facendo entrare acqua o rendendola insicura, le mura sono impregnate di umidità e l’ambiente non è salubre, eccetera.
In questo caso, il giudizio diventa di merito ed è necessario l’intervento di un avvocato che possa sostenere davanti al giudice la fondatezza delle ragioni del proprio cliente.