martedì 4 giugno 2013

Il frazionamento del credito

La richiesta giudiziale di adempimento frazionato di una prestazione originariamente unica perché fondata sul medesimo rapporto contrattuale configura un’ipotesi di abuso del diritto ostativa all’esame della domanda stessa.
La più recente giurisprudenza della Suprema Corte ha infatti stabilito - al contrario di quanto affermato in anni risalenti dal collegio – che la condotta di frazionamento del credito in plurime richieste giudiziali di adempimento si pone in contrasto con il principio di correttezza e buona fede oggettiva – cioè della reciproca lealtà di condotta - che deve improntare il rapporto tra le parti non solo durante l’esecuzione del contratto ma anche nell’eventuale fase dell’azione giudiziale per ottenere l’adempimento. Il principio di buona fede, di cui agli artt. 1175 e 1375 c.c., è infatti unanimemente considerata di natura precettiva, di per sé idoneo a far sorgere obblighi cogenti derivanti dagli inderogabili principi costituzionale di solidarietà sociale ex art. 2 Cost.
Tale condotta abusiva si pone inoltre in contrasto con il principio costituzionale del giusto processo ex art. 111 Cost.

venerdì 19 aprile 2013

Garanzie a tutela degli acquirenti di immobili in corso di costruzione

Il D.Lgs. 20 giugno 2005 n. 122 ha introdotto nel nostro ordinamento una disciplina più favorevole per chi abbia sottoscritto un contratto preliminare di acquisto di un immobile ancora da costruire: tale disciplina, applicabile nel caso in cui una persona fisica - quindi con esclusione delle società e degli imprenditori - stipuli il contratto con l'impresa costruttrice, prevede l'obbligo in capo al promittente venditore di procurare al promissario acquirente una fideiussione a garanzia delle somme versate per caparra ed acconti in corso d'opera. Tale fideiussione, ai sensi dell'art. 2 del D.Lgs. 122 del 2005 deve essere fornita all'acquirente all'atto della stipulazione del preliminare a pena di nullità; può essere escussa qualora l'impresa costruttrice entri in una situazione di crisi, ovvero nel caso in cui, per fallimento o liquidazione oppure per un'esecuzione sull'immobile oggetto del preliminare il promittente venditore non sia in grado di trasferire al promissario acquirente la proprietà dell'immobile.

lunedì 15 aprile 2013

Comunione legale e preliminare di vendita

Si discute la validità di una promessa di vendita, attraverso preliminare, effettuata da uno solo dei coniugi, in regime di comunione legale.
A differenza di quella ordinaria, al comunione legale è stata definita dalla giurisprudenza come una comunione senza quote: entrambi i coniugi hanno diritto a disporre per intero del bene comune. Sono soggetti alla disciplina della comunione legale i beni acquisiti dai coniugi, insieme o separatamente, in costanza di matrimonio. Ai sensi dell'art. 179 c.c. sono invece esclusi dalla comunione i beni acquisiti successivamente al matrimonio per effetto di successione.

giovedì 11 aprile 2013

Prelazione urbana e conferimento in società

La c.d. prelazione urbana è il diritto del conduttore ad essere preferito in caso di vendita dell'immobile, diritto collegato ad un rapporto di locazione di una costruzione urbana. al Il diritto di prelazione, previsto dall'art. 38 della legge n. 392 del 1978, spetta al conduttore di un immobile urbano destinato ad uso diverso da quello abitativo. Secondo consolidata giurisprudenza, tale diritto non può essere esercitato dal conduttore, qualora la vendita riguardi l'intero edificio in cui si trova l'immobile locato oppure una parte che costituisca un complesso unitario (c.d. vendita in blocco). Nella diversa ipotesi della vendita cumulativa, che prevede l'alienazione di più unità immobiliari né confinanti né funzionalmente collegate, il conduttore potrà invece esercitare il diritto alla prelazione. (Cass. 20 dicembre 2007 n. 26981)


lunedì 8 aprile 2013

L'adattamento del diritto internazionale e la tutela dei valori costituzionali italiani



L'adattamento è il processo tramite il quale lo Stato adegua il proprio ordinamento interno agli obblighi di natura internazionale. Lo Stato infatti appartiene contemporaneamente a due ordinamenti diversi: deve quindi rispettare sia gli obblighi che nascono dal diritto internazionale, sia quelli che gli impone il diritto interno. La Corte permanente di giustizia internazionale e la Convenzione di Vienna sui trattati del 1969 hanno confermato che uno Stato non può invocare il proprio diritto interno per giustificare l'inadempimento di un proprio obbligo internazionale. L'adempimento a tali obblighi può quindi avvenire mediante una modificazione del proprio diritto interno da parte di uno Stato.