Per
l’Agenzia delle Entrate “chi non ha aderito alla VD conoscerà il lato oscuro
dell’accertamento”
La fase 2 dell’operazione di emersione dei capitali esteri sta per
partire. Ma questa volta non sarà assolutamente volontaria, dal momento che,
chiusa la finestra per il rimpatrio protetto dei capitali, il Fisco è pronto a
mettere in campo tutti i suoi nuovi strumenti, a cominciare dallo scambio di
informazioni diretto con gli altri Paesi, per trovare i capitali esteri non
dichiarati in Italia.
Nel recente passato operazioni simili erano già state effettuate dalla
Guardia di Finanza – nel caso della Lista Falciani o di Credit Suisse Life
Bermuda – ma in questo caso sarà l’approccio sarà massivo e globale, grazie
agli accordi internazionali stipulati nel 2015.
Secondo il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi: “Chi non ha risposto ad un approccio
collaborativo, conoscerà il lato oscuro dell’accertamento”.
L'Amministrazione finanziaria ha infatti reso noto
che, decorsi i termini per aderire alla procedura di collaborazione volontaria,
procederà ad inoltrare richiesta di gruppo presso le autorità competenti dei
Paesi che hanno sottoscritto un accordo per lo scambio delle informazioni (ad
esempio Svizzera, Liechtenstein e Monaco) al fine di conoscere la consistenza
delle attività finanziarie detenute dai residenti in Italia
all'estero.
In seguito a tali informazioni l'Agenzia potrà
irrogare una sanzione per l'omessa compilazione del quadro RW da un minimo del 6% ad un
massimo del 30% degli
importi non dichiarati al Fisco per ciascun periodo di imposta, oltre a fruire
di un raddoppio dei termini di accertamento (ovvero retroagendo l'accertamento
fino a 10 anni).
La prima mossa dell’Agenzia delle
Entrate dovrebbe essere una richiesta alla sua omologa del Lussemburgo, per
conoscere nomi e dati dei contribuenti italiani titolari di conti correnti e
attività finanziare nel Paese. Grazie all’accordo siglato nel 2012 sulla base degli
standard Ocse, l’Agenzia può avanzare richieste di informazioni su «gruppi di
contribuenti», senza indicarne i nominativi, per i quali esiste una presunzione
di evasione.
Basterà poi incrociare i dati sui conti bancari degli italiani presenti in Lussemburgo dal 2014, o quelli chiusi nel frangente, con quelli della «Voluntary Disclosure» per individuare i recidivi. Che a questo punto, oltre a pagare tutte le tasse dovute, non potranno beneficare delle sanzioni ridotte e soprattutto dello scudo sugli eventuali reati di carattere penale.
La “richiesta di gruppo”
successiva si farà quasi certamente in Svizzera, che ha già concesso la scorsa
estate al governo de L’Aia i nomi dei contribuenti olandesi titolari di conti
presso la banca Ubs. La richiesta potrà riguardare tutte le attività dei
contribuenti italiani in Svizzera a partire dal 23 febbraio 2015, data della
firma della convenzione tra i due governi, già ratificata.
Infine, l’Agenzia delle Entrate
potrà anche richiedere la lista di tutti coloro che hanno lasciato la banche
svizzere e monegasche dopo nel corso del 2015 e incaricare la Guardia di
Finanza di reperire la documentazione bancaria direttamente dai contribuenti
interessati.
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