giovedì 9 marzo 2017

La caccia a chi non ha aderito alla Voluntary Disclosure

Per l’Agenzia delle Entrate “chi non ha aderito alla VD conoscerà il lato oscuro dell’accertamento”

La fase 2 dell’operazione di emersione dei capitali esteri sta per partire. Ma questa volta non sarà assolutamente volontaria, dal momento che, chiusa la finestra per il rimpatrio protetto dei capitali, il Fisco è pronto a mettere in campo tutti i suoi nuovi strumenti, a cominciare dallo scambio di informazioni diretto con gli altri Paesi, per trovare i capitali esteri non dichiarati in Italia.
Nel recente passato operazioni simili erano già state effettuate dalla Guardia di Finanza – nel caso della Lista Falciani o di Credit Suisse Life Bermuda – ma in questo caso sarà l’approccio sarà massivo e globale, grazie agli accordi internazionali stipulati nel 2015.
Secondo il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi: “Chi non ha risposto ad un approccio collaborativo, conoscerà il lato oscuro dell’accertamento”.


L'Amministrazione finanziaria ha infatti reso noto che, decorsi i termini per aderire alla procedura di collaborazione volontaria, procederà ad inoltrare richiesta di gruppo presso le autorità competenti dei Paesi che hanno sottoscritto un accordo per lo scambio delle informazioni (ad esempio Svizzera, Liechtenstein e Monaco) al fine di conoscere la consistenza delle attività finanziarie detenute dai residenti in Italia all'estero. 
In seguito a tali informazioni l'Agenzia potrà irrogare una sanzione per l'omessa compilazione del quadro RW da un minimo del 6% ad un massimo del 30% degli importi non dichiarati al Fisco per ciascun periodo di imposta, oltre a fruire di un raddoppio dei termini di accertamento (ovvero retroagendo l'accertamento fino a 10 anni).

La prima mossa dell’Agenzia delle Entrate dovrebbe essere una richiesta alla sua omologa del Lussemburgo, per conoscere nomi e dati dei contribuenti italiani titolari di conti correnti e attività finanziare nel Paese. Grazie all’accordo siglato nel 2012 sulla base degli standard Ocse, l’Agenzia può avanzare richieste di informazioni su «gruppi di contribuenti», senza indicarne i nominativi, per i quali esiste una presunzione di evasione.

Basterà poi incrociare i dati sui conti bancari degli italiani presenti in Lussemburgo dal 2014, o quelli chiusi nel frangente, con quelli della «Voluntary Disclosure» per individuare i recidivi. Che a questo punto, oltre a pagare tutte le tasse dovute, non potranno beneficare delle sanzioni ridotte e soprattutto dello scudo sugli eventuali reati di carattere penale.
La “richiesta di gruppo” successiva si farà quasi certamente in Svizzera, che ha già concesso la scorsa estate al governo de L’Aia i nomi dei contribuenti olandesi titolari di conti presso la banca Ubs. La richiesta potrà riguardare tutte le attività dei contribuenti italiani in Svizzera a partire dal 23 febbraio 2015, data della firma della convenzione tra i due governi, già ratificata.

Infine, l’Agenzia delle Entrate potrà anche richiedere la lista di tutti coloro che hanno lasciato la banche svizzere e monegasche dopo nel corso del 2015 e incaricare la Guardia di Finanza di reperire la documentazione bancaria direttamente dai contribuenti interessati.

Nessun commento:

Posta un commento