giovedì 29 giugno 2017

Reati tributari:  in alcuni casi l’omissione è ammissibile, ma va sanata per tempo 
Pagare le tasse è un dovere, lo sappiamo bene, come altrettanto bene sappiamo che molti non vi ottemperano o lo fanno in misura ridotta rispetto al dovuto (l’evasione fiscale stimata si aggira tra i 250 i 270 miliardi di euro, a fronte dei 172 miliardi incassati in base agli ultimi dati disponibili). Spesso si tratta di una condotta voluta, a volte ciò può avvenire per errore. Vediamo le fattispecie più frequenti e come si può rimediare quando l’errore è sanabile.

L’omessa o fraudolenta dichiarazione dei redditi
L’omissione più eclatante è senza dubbio relativa alla dichiarazione dei redditi, omissione totale o parziale. In quest’ultimo caso ci si rende autori di una dichiarazione infedele. Si potrà rimediare con il cosiddetto ravvedimento operoso provvedendo a mettersi in regola entro 90 giorni con una maggiorazione del 3%.
Se invece la dichiarazione viene gonfiata con fatture false e/o operazioni inesistenti, ecco che il reato si fa più grave perché si è di fronte a una frode fiscale, un reato penale che nei casi più gravi può comportare la reclusione fino a due anni.

 Ritenute e IVA
Quando si hanno dipendenti, collaboratori e/o fornitori vanno versate le relative ritenute e l’IVA. La  legge da la possibilità di porre rimedio alla eventuale omissione, ma se ciò non avviene nei tempi stabiliti, scatterà il procedimento penale per importi superiori ai 150.000 euro in caso di ritenute e ai 250.000 euro in caso di IVA. Anche in questo caso è possibile usufruire del ravvedimento operoso, con maggiorazioni o tempistiche che variano sulla base dell’importo evaso.

La sospensione condizionale della pena
L’istituto della sospensione condizionale della pena è possibile soltanto per condanne alla reclusione non superiori ai due anni, ecco perché anche i reati tributari aventi come oggetto somme ingenti possono condurre in carcere. In ogni caso, quando l’ammontare dell’imposta evasa è superiore al 30% del volume d’affari e ai 3 milioni di euro la sospensione non è mai ammissibile.

Chi paga?
Nel caso di aziende e società, saranno i rappresentanti legali a pagare, cioè a essere nel caso reclusi, quindi amministratore delegato, presidente del CdA, tutti coloro che abbiano il potere di rappresentanza legale appunto. Se si tratta di una persona fisica, pagherà il contribuente che ha commesso l’illecito, senza che possa addossare responsabilità all’eventuale commercialista, nei confronti del quale potrà soltanto rivalersi successivamente.

Conclusioni
Qualora si incappi in un reato tributario è bene rivolgersi a un legale esperto in materia, così da poter valutare con competenza tutte le possibilità di ridurre al minimo i danni. 

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