La Corte di Cassazione ha di recente
emesso una sentenza destinata a fare discutere. Un cittadino straniero condannato
per violenze ripetute in famiglia non deve essere espulso, se non in
presenza di accertata pericolosità sociale. Si tratta dunque di una
procedura facoltativa.
Il caso di specie
Un marocchino residente a Milano è stato
condannato a tre anni di reclusione, con sentenza definitiva della
Cassazione, la quale, però, ha respinto la domanda di espulsione, non
considerando dimostrata la pericolosità sociale del soggetto.
Il marocchino è stato ritenuto
responsabile di maltrattamenti e lesioni personali aggravate, a seguito
della testimonianza della moglie e di numerosi referti rilasciati dal Pronto
soccorso. Nonostante tale condotta sia stata posta in essere all’ottavo mese
di gravidanza della donna, con tutti i rischi del caso, ciò non è stato
sufficiente per giustificarne l’allontanamento dal nostro Paese.
Cosa ha detto la Cassazione
Secondo la Suprema Corte,
"l’espulsione dello straniero dal territorio dello Stato, nel caso di
condanna superiore a 2 anni, costituisce una misura di sicurezza
personale di carattere facoltativo applicabile dal giudice solo nel caso in cui
abbia verificato la sussistenza in concreto della attualità della
pericolosità sociale".
Il concetto di pericolosità sociale
La pericolosità sociale si basa sulla valutazione
della probabilità che un soggetto commetta nuovi reati. E’ quindi di
fatto una prognosi criminale, basata sulla personalità, sugli eventuali
precedenti, sulle caratteristiche del reato per cui il soggetto è stato
condannato (ripetibilità). E’ in genere oggetto di valutazione per prevedere
misure di sicurezza ulteriori rispetto alla reclusione.
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