mercoledì 31 gennaio 2018

Cassazione: assisti un familiare disabile solo di notte? Hai diritto al congedo straordinario

Un lavoratore dipendente ha diritto al congedo straordinario retribuito per assistere un familiare affetto da grave disabilità (fisica e/o psichica), ma modalità e tempistiche possono dare adito a contrasti con il datore di lavoro e conseguenti strascichi giudiziari.

Il caso di specie
Un operaio abruzzese era stato licenziato dall’azienda in quanto scoperto di giorno mentre ripetutamente si trovava presso la propria abitazione e non dall’anziana madre malata di Alzheimer residente in un paese poco distante.
Il lavoratore aveva ottenuto il congedo straordinario per assistere la madre, cosa che però era solito fare quasi esclusivamente di notte, alternandosi con altri familiari più presenti nelle ore diurne.
Secondo il datore di lavoro questo comportamento violava il dovere di fedeltà e correttezza cui il lavoratore era tenuto, risultando un illecito disciplinare punibile con il licenziamento.
Le sentenze di primo grado e di appello
Il Tribunale di Lanciano dichiarò illegittimo il licenziamento, mala Corte d’Appello dell’Aquila escluse il diritto alla reintegrazione, condannando l’azienda a riconoscere 15 mensilità al lavoratore. In pratica, il datore di lavoro avrebbe avuto la facoltà di licenziare il lavoratore a seguito della sua condotta.

Le ragioni del lavoratore
L’operaio si era giustificato spiegando che la madre soffriva di insonnia e, a causa della sua malattia degenerativa, già in passato aveva tentato fughe di casa notturne. L’uomo aveva correttamente trasferito la residenza presso l’abitazione della madre disabile, condizione necessaria per poter usufruire del congedo straordinario retribuito. Per queste ragioni, ritenendo di non aver fatto il furbo, presentò ricorso in Cassazione.

La sentenza della Cassazione
La Suprema Corte diede ragione al lavoratore, ritenendo che egli avesse comunque diritto "spazi temporali adeguati alle personali esigenze di vita e di riposo". La legge non prevede orari per l’assistenza né distingue tra il giorno e la notte. L’importante è che l’assistenza sia continuativa nel tempo e non occasionale, ma non può certo essere H24.

Le modalità di svolgimento dell’assistenza erano dunque compatibili con la finalità del congedo, senza possibilità di ravvisare alcun illecito disciplinare. L’azienda è stata dunque condannata a reintegrare il lavoratore. 

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