martedì 6 febbraio 2018

Caso Amazon, fino a che punto è possibile controllare un lavoratore?

La notizia secondo cui il colosso dell’e-commerce Amazon starebbe pensando ad un braccialetto per guidare i lavoratori nella ricerca dei prodotti da impacchettare e spedire ha destato parecchio scalpore.
In molti hanno infatti pensato che si tratti di un sistema escogitato per controllare i lavoratori, in particolare il tempo impiegato nello svolgere le proprie mansioni.
Amazon = velocità
Uno dei punti di forza di Amazon è rappresentato dalla velocità con la quale la merce, se disponibile, viene spedita. L’azienda si è difesa sostenendo che i dipendenti sono già dotati di palmare e che il braccialetto li renderebbe più liberi nei movimenti, senza che ciò implichi un maggiore controllo.
Il controllo a distanza
In attesa di sviluppi sulla vicenda, vediamo in sintesi cosa prevede la normativa attuale in materia di controllo a distanza del lavoratore, basata sul Jobs Act e sul successivo decreto attuativo.
In caso di computer, tablet e cellulari aziendali, è possibile il controllo a distanza dei devices, senza la necessità di accordo sindacale o autorizzazione ministeriale.
Allo stesso modo, l’azienda può prevedere l’uso di badge o altri strumenti finalizzati a monitorare gli accessi e la presenza su luogo di lavoro.
In caso si vogliano installare impianti audiovisivi e/o altri strumenti da cui derivi anche la possibilità di controllo a distanza dei lavoratori, è necessario l’accordo collettivo con la RSU o RSA aziendale, in mancanza del quale serve l’autorizzazione della Direzione Territoriale del Lavoro.
Finalità delle informazioni raccolte
Le informazioni raccolte sono utilizzabili a tutti i fini connessi al rapporto di lavoro.
Inoltre, il lavoratore deve essere adeguatamente e preventivamente informato sulle modalità d’uso degli strumenti e su come saranno effettuati i controlli, sempre nel rispetto delle norme sulla privacy.


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